Teatro Caverna

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L'ultimo rigore di Faruk


L'ULTIMO RIGORE DI FARUK

Un monologo tra calcio e guerra


Riduzione teatrale tratta dall’omonimo romanzo di Gigi Riva 
con Damiano Grasselli
Revisione drammaturgica e regia Damiano Grasselli
Revisione drammaturgica e assistenza alla regia Franco Zadra
Scene e costumi Viviana Magoni
Con la collaborazione di Stefano Battarola e Francesca Villa



“AH, SE LEI AVESSE SEGNATO QUEL RIGORE, 
FORSE SAREBBERO CAMBIATI
 I DESTINI DEL PAESE”.


Per anni questa frase ha tormentato Faruk e per anni il senso di colpa lo ha perseguitato. Il Paese è la Jugoslavia e Faruk è Faruk Hadžibegić, uno dei protagonisti della galoppata trionfale di quella nazionale che riuscì ad arrivare fino ai quarti di finale dei mondiali di calcio di Italia 90. Fino ai quarti di finale contro una delle squadre più forti del mondo, l’Argentina del divino Maradona, El Pibe De Oro. Faruk e compagni se la giocano alla pari e forse meriterebbero anche qualcosa in più, ma il fischio dell’arbitro al termine dei tempi supplementari stabilisce che tutto si deciderà alla lotteria dei calci di rigore, e l’ultimo, quello decisivo, Faruk lo sbaglia.

Il dramma della sconfitta sportiva si sposa crudelmente con un altro dramma, assai più terribile e sconvolgente: la disgregazione della Jugoslavia come nazione simbolo della convivenza di etnie diverse e il bagno di sangue che ne consegue a causa del nazionalismo più bieco e distruttivo.

Seguiamo la storia di Faruk di pari passo alla distruzione, non solo fisica ma anche artistica, culturale e morale della sua città, Sarajevo, “la Gerusalemme d’Europa” come molti la definivano per la pacifica convivenza delle diverse religioni presenti.

Quando Faruk sbaglia il rigore, quel giorno fatale, il 30 giugno 1990, la guerra nei Balcani si respirava già, persino negli spogliatoi i compagni cominciavano ad avere i primi battibecchi, il croato Boban non era stato convocato per ragioni disciplinari: durante una partita tra Stella Rossa di Belgrado e Dinamo Zagabria aveva preso a calci un poliziotto serbo. 

Il dramma umano di Faruk si intreccia al dramma della guerra, a quello dell’assedio di Sarajevo, alla tragedia delle vittime innocenti costrette a fuggire, rinchiuse nei campi di concentramento oppure massacrate in un’escalation che porterà ad uno sterminio tra i più sconvolgenti del secolo scorso.